Fedi Nuziali

Da cosa deriva il termine “Fedi”

Il termine fede deriva dal latino “fidem” che vuol dire “fiducia”, già l’etimologia della parola parla chiaro. La fede nuziale rappresenta l’essenza stessa del matrimonio e con lo scambio degli anelli gli sposi si promettono fiducia, rispetto, stima e amore, con la prospettiva che sia per sempre.

Modelli diversi

Esistono molteplici modelli di fedi nuziali molto diversi tra loro

  • Fede Classica, tonda e smussata.
  • Fede Mantovana, più alta e più piatta e di solito più pesante.
  • Fede Umbra, Risalente al quindicesimo secolo, in origine era esclusivamente in argento e raffigurava il volto di una donna o di due sposi che si guardano e tra i quali sboccia un bouquet di fiori che simboleggiano l’amore che fiorisce.
  • Fede Sarda, si intende il tipico anello realizzato in filigrana utilizzato fin dall’antichità dalle donne dell’isola. Poiché è tradizione tramandare la fede da madre in figlia da generazione in generazione è ancora oggi è possibile vedere degli esemplari antichissimi indossate da giovanissime ragazze. Ne esistono moltissime varietà che venivano e vengono tutt’ora realizzate in modi differenti da provincia in provincia. I modelli più conosciuti sono quelli a nido d’ape e quelli a foglia. Nell’anello sardo i pallini rappresentavano i chicchi di grano, simbolo di abbondanza e di prosperità.
  • Fede Ossolana, prende il nome dalla regione di origina: la Val d’Ossola, è l’espressione più significativa dell’antica tradizione orafa della zona. Riporta quattro simboli caratteristici: la stella alpina (la purezza), il grano saraceno (la prosperità), i nastri intrecciati (simbolo della perpetuità dell’unione) e le mezze sfere (augurio di prolificità).
  • Fede Etrusca, può essere interpretata in modi diversi. Dalla classica granulazione a scritte beneaguranti passando per motivi decorativi che spesso troviamo anche sulle terrecotte.
  • Fede Francesina, sottile e leggermente bombata.
  • Fede Ebraica, viene interpretata in modi anche molto diversi tra loro, dalla filigrana smaltata con decorazione a perline, a fasce di forme variegate incise con simboli o scritte della cultura e tradizione ebraica.
  • Fede Platino, può essere realizzata in tutte le forme che si desiderano. Trattandosi di un metallo nobile che si lavora in purezza, ha il vantaggio che può non essere rodiato come necessario nel caso dell’oro bianco, ma è un metallo decisamente più morbido, per cui non esattamente consigliabile ad essere utilizzato per la costruzione di fedi nuziali.
  • Fede Comoda, Caratterizzata da una leggera svasatura all’interno dell’anello vero e proprio, può essere realizzata adottando forme diverse, quella più comune è leggermente bombata.
  • Fede Bicolore/multicolore, soltanto la sobrietà degli sposi e la mano dell’artigiano sono in grado di rappresentare dei limiti alle molteplici soluzioni che possono essere adottate.
  • Fede Unica, con questo termine in genere si indicano delle fedi con un diamante.

Fede classica

Fede mantovana

Fede umbra

Fede sarda

Fede ossolana

Fede etrusca

Fede francesina

Fede ebraica

Fede platino

Fede comoda

Fede bicolore

Fede unica

Libertà di scegliere

A tutti gli effetti, se vi rivolgerete ad un artigiano orafo, avrete la facoltà di esercitare la massima libertà di scegliere e progettare il modello che più di addice al vostro gusto o che pensiate rappresenti in modo più intimo possibile il vostro amore, unico ed irripetibile.

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Origine e significato delle Fedi nuziali

Forma senza inizio e senza fine

L’anulusannulus o anellus, era un “piccolo cerchio” usato fin dall’antichità per adornare le mani o le braccia e talvolta anche i piedi. Oltre l’inevitabile uso estetico, proprio per la sua struttura circolare, una forma senza inizio e senza fine che evocava la perfezione spaziale del circolo della vita e quella temporale dell’eternità, ha presto assunto in sé una forte valenza simbolica, alle volte declinata in senso apotropaico come un vero e proprio talismano.

Gli anelli nell’antica Roma

A Roma, secondo una leggenda, l’uso di portare anelli fu introdotto dai Sabini

A Roma, secondo una leggenda, l’uso di portare anelli fu introdotto dai Sabini.

Le donne romane adoravano gli anelli fino ad indossarne uno per dito, e non solo, inanellavano anche le dita dei piedi.

Anche le bambine indossavano anelli, di più o meno pregio a seconda delle possibilità familiari.

La legge Oppia del 215 a.C., che obbligava le donne a non possedere più di mezza oncia d’oro, a non indossare abiti multicolori, a non uscire in carrozza per la città se non per le feste religiose” (Livio, Ab Uebe condita, XXXIV, VII), provocò, per la sua abrogazione, una sorta di sommossa alla quale presero parte attiva “le matrone che non si trattennero nelle case, né per prudenza, né per modestia, né per ordine dei mariti”.

Costume seguito anche dagli uomini, come ricordano con ironia alcuni pungenti epigrammi di Marziale: 

“…Charinus porta sei anelli ad ogni dito”; “..chi sarà quel ricciutello.. che porta ad ogni dito un anellino...”

e riferito al suo amante:

Il mio Stella… porta sardonici, smeraldi, diamanti e diaspri ad ogni dito”.

L’anello rappresentava uno stato sociale, emblema di potere e di autorità, le matrone romane usavano applicarvi una piccola chiave segno della loro autorità sulla casa, per secoli senatori e magistrati ebbero il diritto di portare l’anello d’oro (jus annuli aurei o jus annulorum), così pure i cavalieri (equites) e lo status delle persone che ricevevano tale diritto appare differente nelle diverse epoche, secondo che si trattasse di ingenui e liberi (anelli d’oro), libertini (d’argento) o servi (di ferro).

All’apice dell’Impero romano, gli anelli avevano anche la funzione di sigillo e per questo si rinvengono molti anelli con gemma incisa.

Prezioso amore

E già 2000 anni fa alcuni anelli rappresentavano preziose testimonianze di amore.

Trovato per caso nel 2000 quando, a Grottaferrata, alla periferia di Roma, durante la realizzazione di alcuni scavi in un terreno di privati si scoprono alcuni scalini che fanno parte di una più ampia scalinata che scende verso il basso verso una tomba romana del I secolo d.C.

Davanti allo sguardo stupefatto degli archeologi, appaiono due enormi sarcofagi di marmo bianco, riccamente incisi e straordinariamente intatti dalla cui foggia sembrano appartenere a due membri dell’aristocrazia romana. Le iscrizioni sul marmo recano i nomi di Aebutia Quarta e di Carvilio Gemello.

Lo scheletro di Aebutia era addobbato con ghirlande di fiori, indossava una veste di seta e aveva il capo ricoperto da una parrucca rossa realizzata con capelli umani, fibre vegetali e crini animali ed impreziosita da una reticella d’oro.

Al dito anulare della donna, il prezioso anello, sigillo di un amore che solo l’eternità impreziosisce di un fascino di rara bellezza. Testimonianza di amore materno, l’anello d’oro formato da una verga cava in lamina appiattita che si allarga in un castone ovale in cui è inserito il cristallo di rocca sotto cui è incastonato il ritratto in oro cesellato del giovane figlio Carvilio, morto a soli diciotto anni e nato dal primo matrimonio della donna con Tito Carvilio.

Il gioiello è uno dei più straordinari manufatti romani mai pervenuti sino alla nostra epoca

La prematura morte del figlio, fece sprofondare la madre in un dolore inimmaginabile, spingendola a commissionare l’anello che ora è custodito in una teca a Palestrina e, incrociando il suo giovane sguardo, non si può fare a meno di provare commozione e dolore per una storia che, a distanza di 2000 anni, tocca ancora le corde più profonde dell’anima.

Usi e costumi diversi delle Fedi Nuziali

A quale dito si mette la fede?

La fede è generalmente portata al dito anulare, ma a seconda della nazione cambia la mano utilizzata. Contrariamente ad un pensiero abbastanza diffuso in Italia, la posizione non è influenzata dalla religione come evidenziato nella tabella seguente:

Nazione

Religione

Mano della fede

Italia

Cattolica

sinistra

Romania

Ortodossa

sinistra

Romania

Cattolica

sinistra

Bulgaria

Ortodossa

destra

Turchia

Musulmana

sinistra

Francia

Cattolica

sinistra

Regno Unito

Anglicana

sinistra

Svezia

Protestante

sinistra

USA

 

sinistra

Canada

 

sinistra

Brasile

Cattolica

sinistra

Polonia

Cattolica

destra

Spagna

Cattolica

destra

Catalogna

Cattolica

sinistra

Nazione

Religione

Mano della fede

Ucraina

Ortodossa

destra

Ungheria

Cattolica

destra

Ungheria

Protestante

destra

Norvegia

Protestante

destra

Germania

 

destra

India

 

destra

Colombia

Cattolica

destra

Venezuela

Cattolica

destra

Svizzera

 

sinistra

Paesi Bassi

 

destra

Russia

Ortodossa

destra

Grecia

Greco-ortodossa

destra

Danimarca

Protestante

destra

Austria

Cattolica

destra

Metalli diversi

Metallurgia nell’antica Roma

Molti dei primi artefatti in metallo, oltre ad essere identificati come utensili e armi, erano realizzati a scopo ornamentale, veri e propri gioielli.

Anelli in ferro

I romani usavano anche il ferro per produrre anelli, naturalmente erano gioielli poveri, in genere imitazione di gioielli più pregiati e nel tempo vennero rimpiazzati dal bronzo.

Gli anelli di ferro avevano l’inconveniente di arrugginirsi, anche se i romani produssero per le armi un metallo ad altissima temperatura molto simile all’acciaio. Su questi anelli vi si incastonavano pietre come la corniola che a non restava attaccata alla cera se usati come sigillo (Plinio, Storia Naturale, XXXVII, 30 – 31).

Anelli in Bronzo

Il bronzo è una lega composta da rame e stagno.  Gli anelli in bronzo, per il loro scarso valore, potevano essere acquistati anche da schiavi. Spesso erano indossati da bambine che i genitori ingioiellavano con disinvoltura.

Comunemente si trattava di un semplice filo del tutto liscio, oppure ritorto o con una piastrina al centro.
C’erano però anelli più complessi, con il castone inciso, con applicazioni in argento, impreziositi con delle dorature, con pietre incastonate, semplici o incise. Il castone, come per tutti gli anelli, poteva essere tondo, rettangolare o rettangolare smussato, a seconda della pietra utilizzata.

Tre anelli in bronzo di epoca romana
II – IV secolo d.C.

Anelli in Rame

Il rame, essendo un metallo dolce facilmente riducibile in lamina, si prestava alla realizzazione di anelli molto leggeri, lamina che poteva essere ribattuta negli orli ed incisa a piacere.

Essendo piuttosto duttile si usava anche a filo, liscio o attorcigliato, semplice o con applicazioni di argento o di pietre dure.

Usato anche a più fili che venivano infilati nello stesso dito, a volte trattenuti da una stanghetta anch’essa di rame, oppure d’argento.

Il vetro

Trimalcione: «Lasciatemelo dire: io per me preferisco il vetro, almeno non puzza. Che se non fosse fragile, io per me lo preferirei all’oro…» (Satyricon 50, 7)

Prodotto naturale, versatile e con mille soluzioni cromatiche è un materiale molto affascinante anche per la sua somiglianza con le gemme preziose. La sua invenzione avvenne durante l’Età del Bronzo, tra il 4300 e il 2000 a.C. nelle regioni medio-orientali d’Egitto, Siria e Mesopotamia, i primi ad esportare i nuovi prodotti furono i fenici che lo ricavavano dalla sabbia del mare. Era utilizzato per decorazioni, perline, pendenti, vasetti o per piccoli oggetti di lusso, poi la tecnica si diffuse in Egitto.

Bottiglia in Vetro a due manici (Anfora), I sec. a.C.
Metropolitan Museum

Il vetro fu uno dei materiali più usati dai Romani, soprattutto dopo il I sec. a.C., quando la tecnica della canna da soffio e la costruzione di fornaci a temperature elevate permisero di produrre il vetro in tempi più brevi e a costi ridotti.

Ovviamente venne utilizzato anche per realizzare anelli, spesso di color giallo o similare all’oro, oppure con intersezioni interne di filamenti anch’essi in vetro di diversi colori, come prescrive il moderno metodo di Murano, potevano essere sia lisci o tortili, potevano racchiudere una pietra preziosa o una pietra dura.

Non erano rari anelli con la corniola che divenivano un tutt’uno con il vetro che li ospitava.

Sembra che i gioielli in pasta vitrea fossero molto richiesti, se ne sono trovati ovunque, in tombe sia maschili che femminili.

Anello con cammeo in pasta vitrea con due Amorini. Da Smirne, mercato antiquario.
Amburgo, Museum für Kunst und Gewerbe.

Anelli in argento

Metallo nobile, elemento chimico che nella tavola periodica è simboleggiato dal simbolo Ag, dal latino: “Agentum”, duttile, malleabile e prezioso per la sua rarità e bellezza.

I romani erano degli abili artigiani argentieri, e raggiunsero vette ineguagliabili di raffinatezza ed eleganza.

Basti pensare al tesoro di Boscoreale, un insieme di 108 pezzi di oreficeria, soprattutto in argento, del I secolo d.C. che fu rinvenuto nel 1895 negli scavi di una villa romana della Pisanella, in contrada Pisanella-Settermini a Boscoreale, attualmente conservato presso il museo del Louvre di Parigi.

III-IV sec. d. C.
Argento fuso e cesellato; diaspro rosso inciso rosso raffigurante una capretta in atto di brucare le foglie da un piccolo albero posto su una roccia Artemission Ltd. London

Legato al rame con una proporzione su mille di 925 parti di argento, veniva utilizzato per la realizzazione di anelli usati moltissimo sia dalle donne che dagli uomini, che avevano sovente l’abitudine di indossarli in ambedue le mani.

Gli anelli d’argento spesso portavano pietre incastonate, sovente anche incise. I romani le usavano con quello che oggi chiamiamo taglio cabochon, cioè con la superficie superiore convessa e quella inferiore piatta.

La maggior parte delle pietre incastonate negli anelli erano pietre dure, e ancora più diffusa la pasta vitrea colorata.

Esistevano anelli in argento dorato e anche anelli in argento con applicazioni in oro.

Il tesoro di Boscoreale

Elettro

Si trovava in natura ma veniva pure riprodotto artificialmente attraverso una lega di oro e argento, come ci racconta Plinio.

La prima moneta della storia era in Elettro, VI sec. a.C.

Soprattutto nella Magna Grecia si sono ritrovati manufatti raffiguranti statuette di divinità, piatti e gioielli. L’elettro fu usato per la particolarità del suo colore, come un oro molto chiaro, un colore che sta tra l’argento e l’oro.

III-IV sec. d. C.
Argento fuso e cesellato; diaspro rosso inciso rosso raffigurante una capretta in atto di brucare le foglie da un piccolo albero posto su una roccia Artemission Ltd. London

Anelli in oro

“Non bisogna omettere che l’oro, per cui tutti i mortali fanno follie, occupa appena il decimo posto nella scala dei valori, e l’argento con cui l’oro si compra, si e no il vent’esimo”.

(Plinio. Naturalis Historia)

Nonostante la ragionevole osservazione con la quale Plinio chiude il suo elenco dei materiali più preziosi per l’uomo, la fantasia degli antichi e dell’uomo moderno ha sempre fatto ricorso all’oro per designare qualcosa di particolarmente prezioso.

Certamente l’oro fu il metallo più usato per la realizzazione dei gioielli ed ovviamente degli anelli.

Anelli su ogni dito, anelli sulle dita dei piedi, anelli intonati su uno stesso colore, parure di anelli intonata al colore del vestito per le matrone.

Anelli lisci, incisi, incastonati con pietre preziose di vari colori, a cammeo, con monete d’oro applicate sopra, a due castoni, con due pietre preziose di diverso colore, con perla, con corallo, con bottone d’argento inciso, ma soprattutto con pietre preziose incise (Fig. 2).

Sulla pietra si incidono divinità, simboli romani, teste dell’imperatore vigente, animali di varia natura (Fig. 3).

È da tenere presente che l’oro può essere lavorato solo legato insieme ad altri metalli, altrimenti risulta troppo morbido e cedevole, per quanto riguarda l’oro giallo, si lega con il rame e l’argento, in base alle proporzioni si ottengono colori di oro rosso o oro rosa e il grado di purezza, in epoca moderna il titolo maggiormente usato in oreficeria è il 750/1000, ovvero 750 parti di oro puro e 250 di lega, che equivale a 18 carati, tenendo conto che l’oro puro è a 24 carati.

I romani usavano un titolo un poco più puro di quello che usiamo lo lavoravano sempre a 22 carati, per cui quasi puro. Quello che gli orafi chiamano “oro matto”, dall’aspetto meno lucido ma di un colore giallo più carico, molto caldo ed affascinante. Inventando mille soluzioni estetiche, hanno lasciato un immenso patrimonio stilistico (Fig. 4, 5).

Tra i vari modelli documentati prevalgono nettamente gli anelli con il castone decorato da una gemma, spesso incisa.

La verga è liscia e per lo più cava, ed era realizzata con una lamina riempita con resina o altra sostanza che le conferiva maggiore solidità.

Le gemme più usate erano smeraldi, granati, ametiste, quarzi, ma soprattutto corniole e niccoli, queste ultime quasi sempre incise (Fig. 6).

Il modello più diffuso è certamente quello con verga liscia che si allarga verso un castone, liscio o inciso che sia è in assoluto la forma che rappresenta un vero e proprio “Topos” della cultura orafa romana (Fig. 7, 8, 9).

1. Anello in due diversi colori di oro con un ritratto di età repubblicana e la firma dell’incisore “Herakleidas”.
II sec. a.C. da Santa Maria Capua Vetere. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

2. Anello con corniola incisa una formica. I sec. d.C. Da Pompei, Casa del Menandro.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

3.Anello con granato decorato ad intaglio con Ercole nel giardino delle Esperidi. I sec. d.C. Da Pompei, Casa del Fauno.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

4. Anello composto da due fili attorcigliati che terminano in un groviglio. Da Capua Vetere.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

5. Anello in oro massiccio con due teste di serpente. I sec. d.C.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

6. Anello con cammeo in sardonica con maschera teatrale. I sec. a.C. – I sec. d.C. Da Pompei
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

7. Anello con un niccolo decorato ad intaglio con la figura di Teseo. Sulla destra della figura la firma dell’incisore: Solon, attivo in età augustea. Da Pompei.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

8. Anello con turchese con il busto di Giove. Da Pompei. 
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

9. Anello aureo con figura virile. Da Pompei.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Le Fedi Nuziali di Fabio Cappelli

Non c’è niente di più simbolico delle fedi. Attraverso un attento e accurato rapporto con il cliente Fabio Cappelli realizza delle fedi nuziali personalizzate che sono dei veri e propri pezzi unici.

Attraverso le tecniche classiche dell’oreficeria, possono essere realizzate in molteplici materiali: oro bianco, oro rosso, oro giallo, oro rosa, argento, bronzo o anche in platino.

Incisioni artistiche all’interno o esterno con qualsiasi scritta o logo oppure standard attraverso il laser. Il continuo ed inesauribile studio delle tecniche orafe artigianali di costruzione, caratteristica peculiare dell’orafo Fabio cappelli, fa sì che possa offrire una vasta gamma di opzioni. Attraverso la tecnica del mokume-gane realizza delle fedi nuziali uniche, personalizzate in ogni dettaglio e rifinitura.

La tradizione orafa romana

In ogni caso, per la vastità della produzione sviluppata nel corso dei secoli, possiamo affermare che per ogni artigiano orafo di ogni paese del mondo, la tradizione orafa romana rappresenta un modello al quale è imprescindibile il confronto e lo studio.

Tesoro di Tethford.  Ventidue anelli d’oro tipici del IV sec. per forma e lavorazione. Si tratta forse di uno stock di un orefice o di un mercante dell’epoca.
Londra, British Museum

Anelli a sigillo

Altra tipologia di anelli molto diffuso era l’anello a sigillo.

Adoperato dagli imperatori i suoi dignitari, dai generali e gli ufficiali dell’esercito, ma anche da tutti quelli che si dedicavano al trasporto e al commercio delle merci, in quanto rappresentava una vera e propria firma.

Frequente come testimonianza di matrimonio, vero e proprio documento (Fig. 1).

1. Tesoro di Desana. Anello coniugale. Documenta il matrimonio tra il romano Stefanius e l’ostrogota Valatruda. Torino, Museo Civico.

Oppure anche come amuleto ben augurante, come nel modello di un altro manufatto del tesoro di Desana, la cui verga leggermente arrotondata si allarga a formare un piano a mandorla sul quale è incisa, tra due stelle, la parola propiziatoria: “Y Bonos” (Fig. 2).

 

2. Tesoro di Desana. Torino, Museo Civico.

Gli anelli a sigillo potevano essere totalmente in metallo, oppure la parte incisa su pietra, generalmente corniola o niccolo (Fig. 3).

3. Tesoro di Petescia.
Berlino, Staatliche Museen Preussischer Kulturbesitz

Avevano le forme più variegate e rappresentare soggetti molto diversi, figure vegetali, animali, simboli (folgore, caduceo, tirso, cetra, luna e stelle, serpente, conchiglia), oppure sigle, o figure di divinità, ritratti, imperatori, oggetti (vaso con pianta, lituo, scrigno) o anche paesaggi.

Si realizzavano quindi sigilli-matrici di metallo, che erano i più frequenti, ma pure in pietre intagliate, fossero esse pietre dure o pietre preziose. Agli ambasciatori e ai legati imperiali si consegnavano dei ricchi anelli d’oro che testimoniavano la loro carica da parte dell’imperatore.

I legionari usavano spartanamente degli anelli di ferro e pure i loro generali, anche se Mario cambiò il suo anello di ferro con uno d’oro, ma solo al suo III consolato.

Alcuni modelli di anelli rinvenuti in Britanna dal II alla fine del IV secolo.

Modelli diversi di anelli di epoca romana. Da Marshall 1907

Museo Borbonico

Altri modelli diversi di anelli di epoca romana. Da Marshall 1907

Artigiani e tecniche

Gli intagliatori greci furono i più ricercati nella lavorazione dei sigilli. Si sa che Augusto si servì del greco Dioscoride, il più grande artista dell’epoca.

È con l’età augustea che l’uso di numerosi gioielli è ormai consuetudine per le donne romane. Il pregio del monile non deriva più dal solo oro, ma le pietre preziose e semi-preziose, importate ormai a profusione dalle province orientali dell’Impero, insieme alle perle del Mar Rosso e dell’oceano Indiano, caratterizzano sempre più l’oreficeria romana, distaccandola dai modelli ellenistici che pure saranno presenti ancora per tutto il I sec. d.C.

Con il termine aurifex, o con più raro di faber aurarius si intendeva nel mondo romano sia colui che lavorava l’oro, sia chi commerciava prodotti di oreficeria o vasellame d’oro. Aurifex è in realtà un termine piuttosto generico, l’epigrafia romana attesta numerose altre figure che hanno funzioni specialistiche nella lavorazione dell’oro che possono essere a loro volta aurifices oppure lavorare alle dipendenze di un aurifex.

Ci sono testimonianze storiche di: brattiarius, artigiano specializzato nella battitura, barbaricarius, ricamatore in oro e in epoca tardo antica decoratore di armi, l’inaurator, il doratore.

Altri artigiani sono specializzati nella realizzazione di determinati gioielli come l’anularius per gli anelli e l’armillarius per i bracciali. Il caelator, praticamente il cesellatore.

Si deve inoltre aggiungere che in alcuni casi l’aurifex può essere anche argentarius.

Insomma, in epoca romana si può certamente dire che l’organizzazione del lavoro nel mondo dell’oreficeria era pressoché diviso come ai nostri tempi.

A questi specialisti va aggiunto lo scalptor a cui si deve l’incarico di incidere le pietre.

Le pietre lisce

Particolarmente amate dai romani

Insieme alle pietre incise, è necessario sottolineare che erano particolarmente amate dai romani, le pietre lisce, come possiamo constatare dal seguente passo di Plinio: “in questo campo, come in tutto il resto, il lusso ha introdotto variazioni in vari modi: applicando agli anelli gemme di raffinato fulgore, caricando le dita di pingui fortune…e incidendovi immagini varie, di modo che a costituire il pregio fosse ora l’arte ora il materiale.

Altre gemme, poi, il lusso ha fatto credere che fosse un sacrilegio intaccarle, e perché nessuno pensasse che gli anelli avevano la funzione di sigilli, le ha fatte portare al dito senza incisione. Altre invece non le ha racchiuse nell’oro nemmeno dal lato in cui il dito le nasconde: il lusso a reso l’oro meno prezioso di collari adorni di pietruzze. Molti al contrario, non vogliono gemme, e sigillano con l’oro stesso…” (Natulais Historia. XXXIII)

Fedi nuziali nel Medioevo

Durante il Medioevo dal IX secolo i re al momento dell’incoronazione e i vescovi alla loro consacrazione indossavano anelli d’oro.

I papi al momento della elezione adottarono l’anulus piscatorius, adibito a sigillo per le bolle e le encicliche che veniva distrutto al momento della loro morte.

L’anello, appositamente creato per ciascun nuovo pontefice, deve il suo nome all’immagine di san Pietro che vi è raffigurato mentre getta le reti dalla sua barca. Lungo il bordo dell’immagine è inciso il nome del pontefice.

Ancora oggi l’espressione sub anulo piscatoris è indicata in tali documenti.

L’uso cristiano dello scambio degli anelli durante il sacramento nuziale all’altare risalirebbe al IX sec. La forma circolare evoca la perfezione dell’unione, assunse il simbolo di lealtà reciproca, mentre l’oro, solitamente giallo per il cristiano, rappresenta l’eternità del vincolo.
Il termine fede deriva dal latino “fidem” che vuol dire “fiducia”, è invalso anche l’uso di chiamarlo “vera”, dal tardo latino di origine gallica viriae (Tertulliano), o viria (Plinio), “braccialetto”.

Incisioni

Dal XVIII secolo si usò incidere al suo interno i nomi e la data delle nozze

Solo dal XVIII secolo si usò incidere al suo interno i nomi e la data delle nozze ma il moderno uso di simbolo nuziale si attribuisce addirittura agli antichi Egizi, che lo ponevano al quarto dito della mano sinistra della sposa, perciò dito “anulare”, detto “dito del cuore”, perché loro credevano che da lì passasse la vena amoris che attraverso il braccio porta direttamente al cuore.

In realtà nella liturgia cattolica il celebrante in atto di benedire l’anello tocca le prime tre dita della mano sinistra recitando “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” e lo mette nel quarto.
In Inghilterra anticamente si indossava nel pollice, nei paesi nordici invece e in alcuni paesi dell’America latina si usa l’anulare della mano destra.

Uso romano nel distinguere un anulus pronubus

Era già un uso romano distinguere un anulus pronubus, l’anello di fidanzamento, e il vero e proprio vinculum iugale di ferro, in argento o in oro a seconda delle possibilità economiche.

Plinio il Vecchio scrive:

“Anche oggi si invia alla fidanzata come pegno un anello di ferro senza gemme” (PLIN., n. h. XXXIII, 4, 12, Etiam nunc sponsae muneris vice ferreus anulus mittitur, isque sine gemmis).

Ancora adesso si usa donare quella che chiamiamo comunemente: “fedina”, promessa di amore e testimonianza di un legame affettivo.
Per non parlare dell’anello di fidanzamento, spesso gioiello di famiglia tramandato di generazione in generazione, oppure realizzato appositamente, generalmente con un diamante.

La Giornata della Fede

18 dicembre 1935

Il 18 dicembre 1935, all’interno del progetto di autarchia e della campagna: “Oro alla Patria”, fu dichiarato “Giornata della fede” in risposta alle sanzioni economiche contro l’Italia deliberate dalla Società delle Nazioni, come deterrente per l’aggressione dell’Etiopia.

L’offerta di milioni di fedi nuziali davanti all’Altare della Patria (37 tonnellate d’oro e 115 d’argento), interpretato dal regime come la massima espressione patriottica, tradisce il grande significato simbolico che questo anello, la “Fede”, manufatto di estrema semplicità, possiede in sé.

A coloro che donarono la propria fede d’oro venne data in cambio una fede di ferro che portava stampigliata la dicitura: “ORO ALLA PATRIA – 18 NOV.XIV”

Il matrimonio è un evento ricco di simboli e tradizioni

Il matrimonio è un evento ricco di simboli e tradizioni, alcune di queste antiche antiche tradizioni sono state superate o sono andate perse con il passare del tempo, altre restano saldamente ancorate al rito solenne del matrimonio.

Tra i momenti più significativi e carichi di emozione durante le nozze, c’è senza dubbio lo scambio delle fedi nuziali.

I due sposi, mano nella mano, si promettono amore eterno davanti ad amici e parenti e sugellano la loro promessa scambiandosi gli anelli.

Le fedi nuziali:

pagate dallo sposo o regalate dai testimoni?

Secondo il galateo, le fedi nuziali dovrebbero essere pagate dallo sposo o regalate dai testimoni. Poi affidate al testimonio maschio dello sposo, che ha il compito di portarle nel luogo in cui avverrà la cerimonia. Solo in quel momento, gli anelli riposti su un cuscino vengono affidati ai paggetti e alle damigelle, che precederanno la sposa durante la marcia nuziale fino all’altare dove il celebrante le benedice prima dello scambio fra gli sposi.

Poi percorreranno il cammino della vita, acquisteranno una loro identità e nel tempo custodiranno ricordi ed emozioni.

Sceglietele con cura. Siate liberi di immaginare, di cercare la mano che potrà finalmente forgiarle dalla nobile materia.
In realtà, che siano in oro giallo, oro rosso, oro bianco o platino oppure in meno preziosi metalli, non importa. Quello che è davvero importante è che esercitiate la facoltà di scegliere, ed elaboriate insieme all’orafo il modello che più intimamente vi rappresenti.

L’amore che provate sarà un giorno raccontato ai vostri nipoti da quel giro di metallo che indossate al dito della mano sinistra.

A ciascuno il suo anello nuziale

Attraverso un attento e accurato rapporto con il cliente Fabio Cappelli realizza delle fedi nuziali personalizzate che sono dei veri e propri pezzi unici.

Attraverso le tecniche classiche dell’oreficeria, possono essere realizzate in molteplici materiali: oro bianco, oro rosso, oro giallo, oro rosa, argento, bronzo o anche in platino.

Incisioni artistiche all’interno o esterno con qualsiasi scritta realizzata a bulino o logo oppure standard attraverso il laser. Il continuo ed inesauribile studio delle tecniche orafe artigianali di costruzione, caratteristica peculiare dell’orafo Fabio cappelli, fa sì che possa offrire una vasta gamma di opzioni. Attraverso la tecnica del Mokume-gane Fabio Cappelli realizza delle fedi nuziali uniche, personalizzate in ogni dettaglio e rifinitura.

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