“Possibilimondi”

La continua ricerca di tecniche manuali con le quali confrontarsi e sperimentare, non è fine a sé stessa, non corrisponde ad una semplice sfida virtuosistica, autoreferenziale.

Ha piuttosto a che fare con una ricerca intima, attraverso la manipolazione della materia si anela ad una trasformazione interiore, quasi fosse un processo alchemico, dove la pietra filosofale consiste in una maggiore e approfondita conoscenza del proprio sé.

La strada da percorrere per l’acquisizione della tecnica, attraverso il ripetersi di gesti e di procedure, è un vero e proprio viaggio. E come per ogni viaggio che sia tale, non sai bene cosa accadrà lungo la strada, è una continua scoperta. Il viaggiatore conosce bene quella sensazione di smarrimento, di sorpresa, di sospensione e distacco dalle proprie certezze. Esattamente questo stato d’animo da senso al percorso.

Il mokume-gane è una tecnica particolarmente congeniale a queste premesse. Con le sue complessità tecniche che lasciano spazio a mille imprevisti, non sai mai bene come si presenterà il lavoro finale, sarà sempre una scoperta, anche quando si possiede il controllo dell’intera procedura, come nei viaggi, spesso sono gli imprevisti le cose più interessanti. Dove anche gli errori tecnici acquisiscono in sé un valore essenziale.

Sappiamo che il tempo è relativo, sappiamo che la realtà che ci appare non corrisponde effettivamente a ciò che vediamo. Tutto è movimento, vibrazione ed interazione.

Da sempre in conflitto con l’ineluttabile destino che ci accomuna, l’inevitabile fine della vita, scriviamo romanzi, inventiamo poesie, dipingiamo quadri, diamo forma e materia al nostro sgomento, in una sorta di perpetua ribellione anarchica, stranieri a noi stessi, cercando l’orizzonte degli eventi nel quale bloccare finalmente lo scorrere del tempo e restituire un senso universale, eterno, alla nostra vita.